Pratica di studio e creazione coreografica con i giovani studenti dell’Università delle Arti di Tirana dedicata al bicentenario della pubblicazione de “L’infinito” del sommo Giacomo Leopardi. Il titolo riprende una delle prime stesure del ‘L’Infinito’, dove tra le prime righe Leopardi scrive che la siepe impedisce di guardare aldilà “del celeste confine”, poi diventato “l’ultimo orizzonte” nella versione finale.
Il celeste confine è proprio lo scorcio, la misura, l’incontro e la fusione tra finito ed infinito, temi chiave del Canto leopardiano, perché ciò che il poeta non vede ed immagina è frutto della relazione tra l’invisibile del paesaggio esterno a sé e l’invisibile del paesaggio interno a sé, che il desiderio rende visibile o almeno umbratile, intravisibile.
Verrà indagata questa linea di confine attraverso le figure ed i movimenti dei loro corpi, dei loro sguardi, che sono occhi del corpo, degli sguardi verso gli spettatori, che sono la proiezione verso il mondo esterno, la richiesta di congedo al tempo, l’amore cosmico ed il desiderio corale.
Le scelte musicali riprendono il legame tra Leopardi e Chopin ed una resa lirica della poesia musicata da Gaetano Braga.
DEL CELESTE CONFINE
Regia e coreografia Simona Perrella
Danzatori Studenti del primo anno dell’Università delle Arti di Tirana
Musiche Tim Hecker, Frédéric Chopin, Gaetano Braga
Videoproiezioni Fotografie di Simona Perrella (dal progetto “Anatomie in volo”)
In scena il 15 Aprile ore 19 presso la Sala grande (Università delle Arti, Tirana)
“Tutto è materiale nella nostra mente e facoltà.
Il nostro intelletto non potrebbe niente senza la favella,
perché la parola è quasi il corpo dell’idea
la più astratta.”
G. L., Zibaldone 1657