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ANNOTAZIONI VIDEO #2 – Andrea Mastrovito con “NYSFERATU – Symphony of a Century”

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L’Istituto Italiano di Cultura di Tirana è lieto di presentare il secondo appuntamento del ciclo Annotazioni Video, organizzato dall’Istituto, curato da Stefano Romano e in collaborazione con il comune di Tirana e il COD – Center for Openess and Dialogue.

19.10.2023 ore 18:00

COD – Center for Openess and Dialogue.

Ingresso libero

Lingua evento: italiano con la traduzione simultanea

 

Nel corso della serata sarà presentato il lavoro di Andrea Mestrovito “NYSFERATU – Symphony of a Century”, film prodotto da More Art NY. Dopo la proiezione ci sarà un dialogo tra l’artista e il curatore Stefano Romano.

Annotazioni Video

Il concetto di annotazione ci rimanda all’atto del prendere nota, del cogliere un elemento su cui vogliamo riflettere, o che vogliamo ricordare. Ha a che fare con quello che ci colpisce rispetto al flusso di informazioni a cui stiamo partecipando, quindi parla di noi, ci posiziona rispetto a ciò che abbiamo di fronte.

Annotazioni Video è un progetto dell’Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con il Comune di Tirana e curato da Stefano Romano, che nell’arco di tre anni vuole riflettere sulle dinamiche sviluppate nelle ricerche di alcuni dei protagonisti dell’arte contemporanea italiana ed albanese che hanno come medium comune il video.

Breve descrizione video

Andrea Mastrovito, assieme ad una squadra di 12 assistenti realizza tra il 2014 e il 2017 “NYSFERATU – Symphony of a Century”. Il film, prodotto da More Art NYC, è realizzato ridisegnando interamente, attraverso 35.500 tavole, “Nosferatu” di F. W. Murnau (1922) pietra miliare del cinema horror e a sua volta adattamento cinematografico del romanzo “Dracula” di Bram Stoker (1897). La tecnica utilizzata dall’artista è quella del rotoscoping, che si basa sul ricalco di scene girate dal vero, in modo da ottenere un movimento fluido ma allo stesso tempo un effetto flickering che richiama le pellicole degli albori del cinema.

Il film è un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso la storia di un broker finanziario di Manhattan che manda il suo dipendente, il signor Hutter (che durante lo svolgersi del film cambierà nome in Hunter/Hunted/Hitter, findo a diventare Hatter, ovvero completamente matto) a vendere una proprietà al Conte Orlok (Dracula) che vive in Siria, a nord di Manhattan secondo la cartina geografica che ci viene illustrata in apertura del film, dove il Paese medio-orientale sostituisce a tutti gli effetti il Bronx. Gli usi e costumi dei personaggi ricalcano quelli del tempo in cui è ambientato il film originale di Murnau, il 1838, ma la realtà che li circonda e i fatti a cui i personaggi fanno riferimento appartiene alla nostra contemporaneità, i due diversi tempi si intersecano nella storia creando così un corto circuito spazio-temporale.

In questa nuova geografia spazio-temporale costruita dall’artista, Dracula diventa l’outsider, l’altro da noi, che scappa da un luogo martoriato da guerre e carestie, di cui dovremmo tutti comunque sentirci in parte responsabili, e cerca una vita migliore in un altro posto (e/o in un altro tempo), portandosi dietro la propria bara, il suo unico avere, un presagio della caducità della nostra esistenza.

Per parlare della presenza dell’altro, Andrea Mastrovito sceglie il disegno e crea un racconto ubiquo capace di condensare nel segno della matita luoghi, tempi, generi e temi per arrivare ad un’unica visione che sceglie di animare attraverso il tempo della narrazione cinematografica. Ma ciò che ancora rimane in superficie, costantemente protagonista, è il segno, che nella tecnica del rotoscoping vibra costantemente al nostro sguardo, è un segno in continuo movimento, in continua trasformazione, non è più come abbiamo capito, soltanto il margine di ciò che stiamo guardando, bensì il margine di quello che stiamo diventando e ora sta a noi capire cosa vogliamo diventare. Attraverso la metafora del “mostro”, l’artista ci interroga costantemente su chi è il mostro? È qualcuno che è altro da me, o è l’altra parte di me che si agita nelle zone d’ombra della mia identità cristallizzata?

Intanto la statua della libertà piange ponendosi questa stessa domanda.

Bio Mastrovito

Andrea Mastrovito nato a Bergamo nel 1978, vive e lavora a New York. Diplomatosi presso l’Accademia G. Carrara di Bergamo nel 2001, nel 2007 ha vinto il New York Prize, assegnato dal Ministero degli Affari Esteri italiano; nel 2012 il Moroso Prize; nel 2016 il Premio Ermanno Casoli; nel 2019 l’Italian Council; nel 2021 il Prix Plantagenet e il Premio Icona; nel 2022 si è aggiudicato il PAC, indetto dal Ministero della Cultura Italiano.

Le sue opere sono state esposte nei maggiori musei nazionali e internazionali tra i quali: il museo MAXXI, il MACRO e il Palazzo delle Esposizioni a Roma; al MART di Rovereto; al Centro Pecci di Prato; al Belvedere 21 a Vienna; al MUDAC a Losanna; al MUDAM del Lussemburgo; al Queens Museum e Museum of Arts and Design, New York.

Andrea Mastrovito è stato il primo artista contemporaneo a cui, nel 2011, è stata dedicata una personale al Museo del Novecento di Milano.

Tra le ultime personali museali si segnalano Yo Lo Vi, al Proa21 a Buenos Aires (2022); Strange Days, al Laznia Center di Danzica (2021); lo Non Sono Leggenda, al Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni a Pistoia (2020); Very Bad Things alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2019); Le Monde est Une Invention sans

Futur alla Fondation Bullukian di Lione (2019): Symphonie cines Jahrhunderts, alla Kunsthalle Dominikanerkirche di Osnabruck (2018); At the end of the line, alla GAMeC di Bergamo (2014).

Dal 2014 ha realizzato una serie di interventi pubblici permanenti in Italia, Francia, Belgio e Stati Uniti.

Nel 2017 ha esordito come regista cinematografico con il lungometraggio animato NYsferatu – Symphony of a Century,

seguito dal sequel, I Am Not Legend, nel 2020: entrambi sono stati proiettati in diverse realtà culturali, fondazioni,

cinema e festival di tutto il mondo.

  • Organizzato da: IIC Tirana
  • In collaborazione con: COD - Center for Openess and Dialogue