L’Istituto Italiano di Cultura a Tirana è lieto di promuovere la 18° Edizione della Biennale Mediterranea dei Giovani Artisti provenienti da vari paesi dell’Europa e del Mediterraneo e che avrà luogo per la prima volta a Tirana e Durazzo tra il 4 e il 28 Maggio 2017.
ETTORE FAVINI, Mirupafshim (2017)
| Progetto speciale Mediterranea 18 | Facciata dell’Istituto di Cultura Italiana a Tirana
Mirupafshim è il titolo dell’opera concepita appositamente dall’artista Ettore Favini per essere installata sulla facciata dell’Istituto di Cultura Italiana di Tirana. La proposta prende la forma di una scultura che trasporta un “Arrivederci” (Mirupafshim) sospeso e ribaltato, in modo da suggerire un appuntamento per un possibile ‘ritorno al futuro’. L’immagine che scaturisce questo pensiero si colloca in un evento storico che ha sfidato l’immaginario collettivo, sia degli italiani che degli albanesi: la nave Vlora approdata al porto di Bari nel 1991 trasportando migliaia di albanesi che si erano avventurati nel Mediterraneo in cerca di fortuna. Il viaggio verso l’Italia, nel caso degli albanesi, iniziò ben prima di partire, assorbendo la visione di un paese pesantemente truccato dalla tv. I colori saturi, le risate, la leggerezza del benessere che questa trasmetteva era ben lontana dalla realtà quotidiana della mentalità degli italiani negli anni novanta. Completamente ingenui rispetto al come gestire il confronto con l’altro possibilmente combinata ad un’amnesia sulla storia di emigrazione vissuta dal nostro paese, il dialogo con i valori che portava la nave da Vlora è stato tutt’altro che semplice.
Sia nel titolo che nella forma di una vela ribaltata, Favini ci fa intendere che l’avventura non si completa se non si considera la possibilità di un ritorno, anche metaforico, nell’immaginario collettivo – e non c’è trasporto migliore del quotidiano per avventurarcisi. La semplicità e la forza di una vela acquisisce una dimensione sospesa per l’artista, componendola con indumenti intimi di albanesi che vivono in Italia che vengono tinti di rosso, il colore base della bandiera albanese. Il ricordo di un evento, al contempo storico e rocambolesco, riflette i particolari del quotidiano dei protagonisti e continua a migrare, come le storie del loro vissuto che han raccontato all’artista durante la produzione dell’opera.
Con il sostegno di Gruppo Colle di Prato
Ettore Favini (Cremona – 1974)
Vive nella dimensione dell’ascolto di storie e narrazioni minori per nutrire opere che raccontano la relazione tra le persone e il loro ambiente. Le memorie, individuali e collettive, sono spesso al centro di un percorso che muove da ispirazioni autobiografiche per elaborare temi universali quali il tempo e l’esistenza. Le sue opere, che tendono a essere specifiche al luogo dal quale originano, sono il risultato di un lungo processo di crescita che ne fa degli organismi vivi, mai conclusi: dispositivi di visione aperti in cui l’opera partecipa alla vita e il fruitore diventa parte attiva dell’opera.
Ettore Favini ha vinto il Premio Artegiovane delle Camere di Commercio di Milano e Torino (2005), il prestigioso Premio New York presso la Columbia University (2007), è stato finalista al Premio del Castello di Rivoli (2009), ha vinto con Antonio Rovaldi la 48° edizione del Premio Suzzara (2013) e la 50° edizione del Premio Gallarate al MA.GA.
E attualmente docente nel Corso di Visual Art della Nuova Accademia di Belle Arti NABA di Milano e dell’Accademia G. Carrara di Bergamo.